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TRAP, RAP, MESSAGGI VIOLENTI E MISOGINI NELLA MUSICA E CULTURA DELLO STUPRO. C’È UN NESSO?

Rap e Trap sono due generi musicali con caratteristiche specifiche e distinte. Sebbene abbiano in effetti degli elementi in comune, hanno origini diverse e incarnano valori e filosofie non sempre sovrapponibili.

LA MUSICA RAP

Il Rap è stato certamente il primo ad emergere come genere musicale, sviluppatosi parallelamente all’Hip-Hop americano, che affonda a sua volta le radici nel Funk e nel Soul, generi appartenenti a comunità dalla forte identità unitaria e con specifiche convinzioni. Il Rap, invece, emerge come genere verso la fine degli anni ’70 nel contesto culturale della comunità afroamericana e latinoamericana del Bronx, noto quartiere della immensa New York. Tra le sue caratteristiche più riconoscibili c’è quella di fondere un parlato ritmato con una base musicale proposta da un D.J. attraverso una console, incarnando l’immagine che tutti abbiamo in mente pensando ad un rapper che si esibisce davanti ad un pubblico. Nei fatti, però, la più profonda natura del Rap è soprattutto quella di essere una forma di espressione e di protesta per quelle minoranze presso le quali si è sviluppata. (https://www.treccani.it/enciclopedia/rap/)

Rispetto all’Hip-Hop, il cui significato culturale comprende un movimento di giovani afroamericani identificati da un ben preciso modo di vestirsi e divertirsi, il Rap ha le sue radici già nella tradizione africana di parlare ritmicamente su una base musicale, trattando argomenti molto profondi quali razzismo, politica, violenza tra gang e povertà (Jeanita Richardson e Kim Scott, 2002). In altre parole, quindi, il Rap nasce come conseguenza del malcontento per un forte bisogno di denunciare alla società il disagio che si viveva nel ghetto (generalmente un quartiere periferico abitato quasi esclusivamente da persone di un’unica etnia), costrette ogni giorno a fronteggiare emarginazione, degrado, violenza e razzismo. Tuttavia, già dagli anni ’80, la musica Rap smette di essere un genere di nicchia riservato alla sola sottocultura di riferimento e diventa, man mano, sempre più un genere diffuso anche tra i bianchi, che iniziano ad interessarsene e ad apprezzarlo al punto da far emergere importanti rapper bianchi (Alberico, 2023).

Inoltre, man mano che il Rap usciva dal ghetto e diventava un fenomeno di massa anche le sue tematiche iniziavano parallelamente a mutare: dal trattare di politica, emarginazione e società, i testi hanno iniziato a parlare di droga, soldi, auto costose e sesso come fossero i nuovi valori a cui ambire, magari proprio grazie all’essere diventati dei rapper di successo (Alberico, 2023).

LA MUSICA TRAP

La musica Trap ha invece un’origine più recente: le sue radici vengono fatte risalire agli anni ‘90 nel così detto Dirty South che, nello slang, fa riferimento all’area di Atlanta in Georgia (Ashley Pointer, 2021). È importante sottolineare come il termine Trap non nasca direttamente da un genere di riferimento ma, più precisamente, dal contesto in cui il genere si è sviluppato, ovvero le Trap House. Queste erano luoghi in cui si riunivano le comunità di giovani afroamericani che avrebbero posto le basi di questa nuova cultura, luoghi in cui si entrava e non si poteva uscire. Il significato del genere Trap infatti, si riferisce infatti alla parola trappola, metafora della condizione di emarginazione sociale da cui non è possibile emanciparsi. (Alberico, 2023)

Anche in questo caso, i testi delle canzoni negli anni hanno iniziato a mutare i loro temi di riferimento, passando così dal dibattere di politica e di ingiustizie a cantare di consumo di droga, al denaro e alla violenza, spesso indirizzata verso il genere femminile. (Alberico, 2023).

Si può quindi constatare come sia la Trap che il Rap abbiano in comune un abbandono della via della protesta politica e sociale in favore di una via d’espressione più decadente e controversa. Ciò ha inevitabilmente prodotto uno scontro tra questi generi e la morale delle società di cui gli artisti stessi sono parte, al punto da essere considerati pericolosi per i più giovani, che guarda caso sono il loro pubblico di riferimento.

L’INGOMBRANTE TEMA DELLA MISOGINIA

Negli ultimi anni il tema della violenza sulle donne è quanto mai attuale, anche grazie a movimenti spontanei che hanno coinvolto un gran numero di persone sfruttando la capillarità dei social. Tra i più emblematici va annoverato sicuramente il me too che ha scosso le coscienze collettive mostrando, ancora una volta, quanto le donne siano esposte ad atteggiamenti predatori e ricattatori da parte di uomini che occupano posizioni di potere. Ciò ha in particolare sottolineato come, nella nostra società, vi sia ancora tantissimo da fare vista l’ingombrante presenza di una visione profondamente maschilista e patriarcale. La protesta del me too, nata dagli ambienti di Hollywood, si è presto allargata ad altri contesti e, sempre grazie ai social, ha varcato i confini nazionali facendo emergere testimonianze di questo genere anche in altri paesi, compresa l’Italia.

La presenza di versi sessisti e misogini in molte canzoni Rap e Trap, tali da descrivere le donne in modo discutibile e degradante, non ha lasciato indifferenti ampie fette della società: oltre, infatti, ad una critica riguardante la legittimità di certi termini presenti in queste canzoni, la preoccupazione ha riguardato e riguarda gli effetti di questi messaggi sulle menti di ascoltatori ancora immaturi che, inevitabilmente, potrebbero venirne fortemente influenzate.

Il rischio che si corre, a livello sociale e culturale, è che la visione negativa, distorta e stereotipata del mondo femminile descritto da questi artisti diventi per i loro giovanissimi fan il nuovo modello a cui ispirarsi.

Ecco alcuni esempi di testi che sono esemplificativi di quanto detto:

Fabri Fibra- Venerdì 17 (Mr. Simpatia/2004)

Pu**ane ruffiane complessate del ca**o…

Punto un lanciafiamme sulla mia famiglia e l’am***zo

Così voglio vedere quando vado all’inferno

Se il demonio c’ha la faccia di Erika o del suo ragazzo…

Parlando con la tua sorellina di dodic’anni

Che è stata ritrovata il giorno dopo nello sgabuzzino

Senza vestiti con un taglio nell’intestino

Fabri Fibra- Venerdì 17 (Mr. Simpatia/2004)

Fabri Fibra- Venerdì 17 (Mr. Simpatia/2004)

Ah, lei (Ah), ci ho sc***to tipo sei (Ah)

Volte in tre ore, mi è sembrato un rave

Dorme tranquilla tra un portacenere e la birra (Uh)

Ha il tanga che brilla

Ha un c**o grosso, baby, è un caterpillar

Gemitaiz- Questa qua (Davide/2018)

Il corpo femminile viene utilizzato come richiamo sessuale per aumentare l’audience da parte del pubblico, ovvero diventa uno strumento per incrementare un profitto economico. D’altra parte, testi come quelli citati poco sopra, e che alludono ad argomenti superficiali, non richiedono nemmeno grandi sforzi intellettuali per la comprensione da parte di chi li ascolta, rendendoli pericolosamente accessibili e diffusibili. (Houbabi e De Sossi, 2017).

I temi qui sopra riportati non sono originali ma, bensì, hanno origine dalla scena artistica americana: gli artisti nostrani, o quelli non americani in generale, tendono a scimmiottare i testi d’oltreoceano sia per questioni di stile e riconoscibilità, quasi come se per essere considerato un rappresentante del genere fosse necessario adottare testi violenti e misogini, sia per cavalcare il successo riscosso dagli artisti da cui hanno tratto ispirazione. Come detto, alcune immagini suggerite da queste canzoni sono un richiamo alla morbosità del pubblico che si aspetta di ricevere messaggi di questo tipo.

Ma tutti gli artisti rap e trap italiani compongono canzoni di questo tipo, basando i propri testi su questi temi violenti e misogini?

No, ovviamente ci sono delle belle, è il caso di dirlo, eccezioni.

Ad esempio Ghali, rapper italiano nato da genitori tunisini, nelle sue canzoni parla di problemi di integrazione, di accoglienza, di pace senza riferimenti violenti e misogini. Il suo stesso look si discosta notevolmente da quello degli altri artisti del genere: dalla capigliatura che rimanda ai dreadlock anni ’70 alla Bob Marley, al vestiario colorato e variopinto che un po’ richiama quello degli hippies. (Alberico, 2023)

Questo dimostra che gli stilemi di un genere musicale (ma non solo) non debbano essere per forza fissi, e che la ripetizione degli stessi potrebbe essere dovuta più a questioni commerciali che ad una vera “necessità artistica”.

E LE ARTISTE DONNE?

Le rapper o trapper donne hanno un modo molto diverso di comporre i testi delle loro canzoni.  Innanzitutto, a differenza dei colleghi maschi, le trapper e rapper femmine non parlano mai di uomini come oggetti sessuali né tantomeno ricorrono a termini sessisti e denigratori per riferirsi ad essi. Hanno sicuramente in comune argomenti quali il denaro o il lusso in genere, ma raramente glorificano la violenza. Inoltre, benché vengano utilizzati termini femminili dispregiativi (ad esempio bitch, dall’inglese prostituta), questi sono per lo più adoperati nel contesto di uno slang per indicare una generica donna che non come vero e proprio insulto. Non è raro che un termine di questo tipo oltre che ad indicare una rivale venga utilizzato che in modo “scherzoso” per un’amica, quando non addirittura per riferirsi a sé stesse. (Alberico, 2023)

Anzi, a tal proposito è importante sottolineare che gran parte della scena della Rap o Trap femminile sia concentrata sulla denuncia della condizione della donna, sposando spesso nelle canzoni posizioni femministe e progressiste. A questo proposito, l’artista nostrana Anna nella sua canzone Solo Andata (2022) parla di cosa si prova ad essere una donna rapper in un ambiente musicale dominato dagli uomini, che ripetutamente le hanno assicurato che non sarebbe riuscita ad affermarsi, quasi che questi si sentissero minacciati dalla possibilità che una donna potesse avere successo nel loro stesso campo. È desolante pensare che nel 2024 la società non accetti che una donna possa avere successo al pari di un uomo. (universalmusic.it, 2022).

LA DIFESA DEGLI ARTISTI

Preso atto che molti testi delle canzoni rap e trap (specialmente quelle prodotte dalla scena maschile) contengono concetti e riferimenti per lo meno controversi se non discutibili, è giusto però riportare ciò che questi artisti affermano riguardo a questa problematica. Accusati spesso di influenzare negativamente i loro ascoltatori, specialmente i più giovani, in molti casi si difendono asserendo che i versi delle loro canzoni non rappresentano per forza il loro reale pensiero.

Per esempio nel 2013 Fabri Fibra, sicuramente uno dei rapper più conosciuti del panorama italiano, riguardo la violenza e la misoginia presente nelle sue canzoni ha dichiarato che: “è l’ascoltatore che è costretto a riflettere e a prendere una posizione. Nel 2013 sono stanco di essere descritto ancora come il rapper violento: in passato mi accusavano di non rispettare le donne nelle rime, ma io scrivevo quello che vedevo non quello che pensavo.”

In altre parole, la violenza presente in questi testi è l’espressione della rabbia dell’artista che ha esperito certe situazioni che ne hanno segnato l’esistenza, e che egli riporta senza filtri in una canzone come fosse l’impulso di un momento.

D’altronde, come dicevamo all’inizio, il rap è nato come espressione di rabbia per le condizioni che erano costretti a sopportare quelle minoranze confinate nei ghetti americani e che convogliavano in quei testi tutta la frustrazione per le ingiustizie subite. Tuttavia, se da quei temi politicamente impegnati oggigiorno ci si è distaccati parecchio, come abbiamo visto, probabilmente è rimasta la rabbia come tratto riconoscibile del genere e come stilema.

In conclusione, un consiglio che certamente emerge dopo quanto appena visti relativamente a Rap e Trap, è quello di suggerire a tutti i genitori di conoscere insieme ai propri figli questi artisti. Conoscere è sempre il giusto punto di partenza, anche perché in questo modo si creeranno preziose occasioni per discutere ed affrontare questi temi, un momento di crescita estremamente importante a cui i genitori possono rispondere.

Bisogna poi cercare di capire quale sia l’effettiva influenza che queste canzoni possano avere sui propri figli e sulla loro quotidianità, considerando che in adolescenza la rabbia è un sentimento comune che spesso cerca una via di sfogo. Magari si potrebbe proprio utilizzare l’ascolto comune di queste canzoni come pretesto per indagare quale sia la vera fonte di rabbia che anima il ragazzo, ammesso che ce ne sia effettivamente una.

Prima di passare all’azione censoria, che è sempre drastica e genera conflitti, l’idea migliore torna ad essere la condivisione, per creare un linguaggio comune fatto di immagini e di lessico condiviso. In questo modo possiamo instaurare un dialogo costruttivo, che ci permetterà concretamente di muoverci al fianco dei nostri figli, anziché esserne tagliati fuori come chi non capisce e non vuole capire.

Fonti di riferimento

Gkana-Alberico, Paraskevi Z., “Made in Italy: Gli effetti della musica italiana (t)rap sulla società e sulla lingua” (2023). Opere accademiche CUNY. Italiano: https://academicworks.cuny.edu/hc_sas_etds/1056

Houbabi, W., & De Sossi, C. (2017). Decostruire l’ordine delle cose. Il sessismo nel movimento HipHop.

Pointer, A. (2021) Trap Music: Where it came from and where it’s going. Berklee Online Take.

Richardson, J. W., & Scott, K. A. (2002). Rap Music and Its Violent Progeny: America’s Culture of Violence in Context. The Journal of Negro Education, 71(3), 175–192.

Universalmusic.it. (2022). Biografia di ANNA. https://www.universalmusic.it/popular-music/artista/anna_33781058196/