BENESSERE DEI FIGLI NELLE FAMIGLIE ARCOBALENO: COSA DICONO GLI STUDI
Il mondo scientifico concorda nel non rilevare differenze tra figli di famiglie tradizionali e figli di famiglie arcobaleno
In questo articolo parliamo di:
FAMIGLIE ARCOBALENO: GLI STUDI LE PROMUOVONO SENZA RISERVE
Posto che le famiglie arcobaleno sono una realtà di fatto da decenni, abbiamo ormai a disposizione dati sufficienti per capire se i figli e le figlie cresciuti in contesti familiari non binari differiscano (e in cosa), dai coetanei cresciuti da genitori etero. Il mondo accademico (per lo più anglosassone) si è occupato di questo importante tema a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, promuovendo studi di settore soprattutto di tipo osservazionale e comparativo.
Una delle questioni più delicate che gli studi sulle famiglie omogenitoriali hanno subito cercato di indagare, è stata quella relativa allo sviluppo dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale dei minori. L’omosessualità dei genitori può condizionare la sessualità e l’affettività nei loro figli e figlie? La risposta delle centinaia di studi fatti finora è stata negativa. Così come identità di genere e orientamento sessuale non possono essere “forzati” in un contesto etero, allo stesso modo nascere e crescere in famiglie non binarie non genera più confusione circa le proprie inclinazioni sessuali e di genere di quanto accada nelle famiglie etero.
Vediamo cosa dicono alcuni importanti studi accademici, internazionali e italiani.
Lo studio olandese
Un imponente studio condotto in Olanda – il primo Paese a legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso a partire dal 2001 – conferma quanto già evidenziato negli studi americani con ottimo target di riferimento. La ricerca ha infatti comparato 2971 figli/e di coppie dello stesso sesso con oltre un milione di coetanei nati in famiglie eterosessuali, seguiti dalla nascita (le generazione considerata è quella nata tra il 1998 e il 2007) al 2019 e focalizzando l’attenzione sugli esiti scolastici. Le conclusioni dello studio ci informano che i figli/e di genitori omosessuali ottengono risultati scolastici migliori – sia nell’istruzione primaria che secondaria – rispetto ai figli/e di genitori etero.
Un altro studio olandese
Restiamo in Olanda per riferire di uno studio recentissimo (pubblicato nel 2022) e condotto su un campione di 62 bambini/e figli/e di coppie dello stesso sesso, e 72 con genitori etero, tutti in età comprese tra i 6 e i 16 anni. L’indagine era volta a capire se lo stress che grava sulla salute mentale delle persone LGBTQ+ a causa delle tuttora esistenti discriminazioni di cui sono oggetto, potesse ripercuotersi negativamente sul benessere psicologico e sul comportamento dei minori. Anche in questo caso, l’esito è stato confortante, dal momento che non sono stati rilevati evidenti svantaggi e disagi nei minori con genitori non binari, seppur con le limitazioni dovute al piccolo campione considerato e alle modalità dell’indagine.
Uno studio italiano
Approdiamo in Italia con uno studio del 2015, pubblicato su Social Research and Social Policy e condotto confrontando 40 famiglie omosessuali e 40 eterosessuali. Lo scopo era quello di rilevare eventuali differenze nelle dinamiche familiari, nei rapporti genitori-figli e nel grado/percezione di benessere di questi ultimi. Soprattutto, si cercava di indagare se vi fossero svantaggi di tipo socio-adattivo e nello sviluppo emozionale nei bambini e bambine figli/e di coppie omogenitoriali. Le conclusioni escludono questo rischio, evidenziando, al contrario, lo stesso grado di benessere e le stesse capacità di gestire le emozioni. Si mette in luce, tuttavia, come lo stigma che persiste in parte della società del nostro Paese nei riguardi delle famiglie arcobaleno, rappresenti un elemento negativo che dovrebbe essere ammortizzato con programmi educativi ad hoc, volti a decostruire gli stereotipi e i pregiudizi che gravano su gay e lesbiche.
Come vedremo più avanti, a impattare in modo forte sul benessere delle coppie omogenitoriali e sui bambini e bambine delle famiglie arcobaleno sono i contesti di vita, che possono essere più o meno accoglienti e inclusivi.
Un altro studio italiano
A proposito di contesti, senza dubbio uno dei più importanti per i bambini e le bambine è la scuola. Per questo val la pena citare uno studio pubblicato nel 2020 e condotto da ricercatori dell’Università di Cagliari con il coinvolgimento di 244 insegnanti di scuola elementare tra i 23 e 68 anni. Lo scopo era capire quanto i pregiudizi del corpo docente sui genitori omosessuali si ripercuotessero sulla relazione con le famiglie (e quindi con i figli), ma ancor di più quanto fosse percepita come importante una formazione ad hoc sulle famiglie arcobaleno al fine di fare della scuola un ambiente inclusivo e aperto. Seppur con le limitazioni, lo studio evidenzia quanto il livello di disagio dell’insegnante nei riguardi dell’omogenitorialità sia predittivo di una relazione problematica (e quindi possa influire negativamente sull’inclusività del contesto scolastico), ma altresì quanto corsi di formazione possano contribuire a rimuovere i pregiudizi e sciogliere il disagio.
STUDIARE UNA FAMIGLIA: METODI E CRITERI
Gli studi su cui ci basiamo per capire se una famiglia – in questo caso “atipica” come quella in cui i genitori siano omosessuali – è sana, vengono fatti basandosi su metodi validati scientificamente da tutto il mondo accademico internazionale. Ma quali sono i criteri usati dai ricercatori, e come si effettuano le valutazioni? Proviamo a rispondere a queste domande.
Chi studia le famiglie arcobaleno? Soprattutto psicologi, sociologi, pedagogisti e antropologi.
Come si selezionano i soggetti da includere in uno studio accademico? Coinvolgendo Associazioni di settore (in Italia ad esempio, l’Associazione Famiglie Arcobaleno), le scuole e i contesti in cui sia possibile reclutare volontari. Si valuta l’idoneità alla partecipazione sulla base sia delle loro composizione familiare che della loro disponibilità ad essere “invasi” per un certo lasso di tempo in modo continuativo.
Quali strumenti vengono usati per effettuare le indagini valutative (ad esempio sul livello di benessere dei minori)? La metodologia include: questionari da compilare, interviste, osservazione diretta. Le interviste possono essere fatte sia ai soli genitori che ai soli figli/e (se in età comprese tra i 6 e i 14 anni), che ad entrambi.
Cosa si osserva per stabilire il grado di benessere di un bambino/a che cresca in una famiglia omogenitoriale? Esattamente le stesse dimensioni che si osservano nei minori cresciuti in famiglie tradizionali.
2015: LO STUDIO USA CHE “SBLOCCA” I MATRIMONI OMOSESSUALI
Un importante studio revisionale pubblicato nel 2015 e condotto dall’Università del Colorado, ha confrontato tantissime ricerche a partire dalle prime indagini scientifiche sulle famiglie omogenitoriali del 1990, per approdare a studi di anni più vicini a noi. Nelle conclusioni si afferma come non siano state rilevate differenze nei comportamenti e nelle abilità sociali dei bimbi/e cresciuti in famiglie con genitori dello stesso sesso, rispetto ai coetanei/e di famiglie etero o genitori single in tutti gli studi presi in esame. L’anno della pubblicazione di questo documento è lo stesso in cui la Corte suprema USA deliberò per stabilire se fosse opportuno equiparare i matrimoni tra persone etero e persone omosessuali, soprattutto in termini di ricadute negative sui minori. Grazie anche ai risultati di questo studio, il 26 giugno del 2015 la Corte Suprema americana legalizzò i matrimoni tra persone dello stesso sesso in tutti i 50 stati.
GLI STUDI ITALIANI E L’ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ARCOBALENO
Abbiamo visto come anche l’Italia sia coinvolta in numerose ricerche sulle famiglie arcobaleno – focalizzate a rilevare sia il benessere dei bambini e delle bambine che quello degli adulti LGBTQ+ – molte delle quali vedono il coinvolgimento dell’Associazione Famiglie Arcobaleno (Associazione genitori omosessuali). Per saperne di più abbiamo incontrato la prof.ssa Silvia De Simone, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università di Cagliari, attivista e soprattutto referente nazionale per la ricerca promossa dalla stessa Associazione.
Ci fa qualche esempio di studi italiani ai quali ha collaborato l’Associazione?
Gli studi in Italia, condotti nei diversi atenei specificamente sulle famiglie arcobaleno anche con la collaborazione dei nostri soci sono diversi, più recenti rispetto a quelli fatti nel contesto anglosassone. Abbiamo diverse linee di ricerca aperte, curate da più poli universitari tra cui La Sapienza con il prof. Vittorio Lingiardi, uno dei primi e più autorevoli che si è occupato del tema, insieme con Roberto Baiocco e un suo allievo, Nicola Carone, e Cagliari (dipartimento di Psicologia dinamica e sociale).
Contaminazioni anche con Corinne Guerzoni (Università di Bologna) che ha collaborato con Famiglie arcobaleno, e Federico Ferrari (autore di diversi saggi sul tema, tra cui La famiglia inattesa, i genitori omosessuali e i loro figli, edizioni Mimesis, 2015, n.d.r.), collega psicoterapeuta che prima di me era il referente scientifico per l’Associazione.
Mi fa piacere citare uno studio importante a cui stiamo partecipando come Associazione, che si situa all’interno dei PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale), promosso con un seminario on-line per coinvolgere più soci possibile a livello nazionale, a cui collaborano Carone e Lingiardi delle Università La Sapienza e Pavia. Questo studio vede il coinvolgimento dei bambini e delle bambine delle famiglie arcobaleno che hanno accettato di partecipare.
Ci sono, di interesse, anche progetti internazionali a cui l’Associazione ha collaborato. Un esempio recente è il Family Lives sulla transizione all’omogenitorialità, condotto con Federica de Cordova (Università di Verona) in partnership con la Graduate School of Education di Berkeley (California). Il nostro compito è quello di motivare i soci facendo capire perché è importante partecipare alle ricerche universitarie, nonostante, va ribadito, le famiglie arcobaleno siano stanche di essere oggetto di indagine.
DE SIMONE: “BASTA STUDIARE LE FAMIGLIE, ORA SI OSSERVINO I CONTESTI”
Sebbene, infatti, si continuino a studiare le famiglie arcobaleno nelle loro dinamiche interne, è arrivato il momento di puntare l’obiettivo fuori dalle mura domestiche, per capire cosa possa influire negativamente (o positivamente) sul benessere di minori e adulti.
Spiega De Simone:
Bisogna spostare la centratura e focalizzare l’attenzione su tutti i contesti di vita – scuola, lavoro, ambito sanitario, tempo libero ecc. – per individuare i fattori di rischio e protettivi perché sono quelli che determinano il benessere delle persone, minori inclusi. I primi studi erano tutti incentrati sul confronto tra famiglie arcobaleno e famiglie più tradizionali e normate, e da essi è emerso come non esistano differenze, se non (in meglio), ovvero in una maggiore apertura sull’inclusività e sull’identità di genere. Ma ora basta studiare (solo) le famiglie!
Oggi occorre andare ad osservare i contesti in cui le persone si vanno ad inserire, che possono essere più o meno accoglienti. È lì, che bisogna lavorare, soprattutto facendo formazione per far comprendere ai vari ambiti sociali che le famiglie arcobaleno e le persone LGBTQ+ non sono “mostri”, ma famiglie e persone come tutte le altre.
Alcune Fonti: